I vaccini contro il Covid-19 a confronto

 Attualmente abbiamo in Italia tre diverse formulazioni vaccinali contro il virus Sars-CoV-2 che sono state approvate per la somministrazione di massa. La prima formulazione arrivata è Comirnaty (mRna BNT162b2), sviluppata da Pfizer e Biontech, che ha ricevuto l’approvazione dall’Aifa il 22 Dicembre 2020 dando il via al Piano vaccinale in Italia. Qualche settimana più tardi è arrivato il via libera per la seconda formulazione (mRna 1273) sviluppata da Moderna e, ultimo in ordine di tempo, per ChAdOx1, il vaccino sviluppato da AstraZeneca.

Ad oggi in Italia non è possibile scegliere a quale vaccino affidarsi, e il piano vaccinale prevede l’assegnazione in base alla categoria professionale o alla fascia di età cui si appartiene.

Vaccino Pfizer-Biontech

Trattasi di un vaccino a RNA messaggero, indicato per persone sopra i 16 anni, somministrato in due dosi tramite iniezione intramuscolare a distanza di tre settimane uno da l’altro. Le fiale sono di 2,25 millilitri da cui vengono ricavate 6 dosi da di 0,3 millilitri, che possono essere conservate fino a 6 mesi ad una temperatura tra i -90°C e i -60°C, fino a 5 giorni ad una temperatura tra i 2°c e gli 8°C, e fino a 2 ore tra gli 8°C e i 30°C. Le dosi vengono diluite in una soluzione di cloruro di sodio e devono essere somministrate entro 6 ore. I dati sulle sperimentazioni cliniche mostrano un’efficacia del 95% per quanto riguarda la riduzione di casi sintomatici, anche se si tratta di un dato relativo in quanto non è attinente alla popolazione estesa ma solamente ai volontari.

Per quanto riguarda le reazioni al vaccino, nel 10% delle persone sono lievi e comportano dolore e gonfiore nel punto di iniezione, mal di testa, stanchezza, febbre e dolori muscolo-scheletrici; al di sotto dell’1% dei casi le reazioni che comportano nausea, prurito e sensazioni di malessere, mentre nell’1 per mille dei casi è stata riscontrata una paralisi facciale periferica. Tra le reazioni più gravi, molto rare e tutte riconducibili alla seconda dose del vaccino, emerge l’ingrossamento delle ghiandole linfatiche.

Il vaccino dovrebbe avere una protezione compresa tra i 6 mesi e i due anni, ma ovviamente non si hanno dati certi in quanto trattasi di formulazioni molto recenti, e solo con il tempo si potranno avere evidenze scientifiche. Il vaccino mostra anche una buona efficacia contro la variante inglese, mentre ancora non si hanno informazioni attendibili riguardo le varianti sudafricana e brasiliana, anche se trattandosi di rna messaggero potrebbe essere modificato in maniera abbastanza facile.

Il prezzo di una dose è di €12 Euro e finora l’Italia ne ha acquistato 3 milioni di dosi, che sono in fase di somministrazione al personale sanitario, ospiti delle RSA e ultraottantenni.

Vaccino Moderna

Molte delle caratteristiche sono le stesse della formulazione Pfizer-Biontech in quanto vaccino a rna messaggero, ma ci sono alcune differenze.

La seconda dose viene somministrata dopo 28 giorni e l’età minima è di 18 anni, mentre per quanto concerne la conservazione, questa dev’essere effettuata tra i -25°C e -15°C per lunghi periodi, fino a 30 giorni tra i 2°C e gli 8°C. Le fiale sono da 6,3 millilitri, da cui si ricavano 10 dosi che non devono essere diluite, come succede per Pfizer e Biontech. Gli studi effettuati prima dell’approvazione hanno mostrato un’efficacia del 94,1% su tutte le fasce d’età, a partire dalla sesta settimana dalla prima dose. Le reazioni sono di lieve entità e simili a quelle che si sono viste per i vaccini Pfizer e Biontech.

L’Agenzia del Farmaco ha espresso il proprio parere mettendo sullo stesso piano i vaccini Pfizer e Moderna, fermo restando le due principali differenze relative all’età minima (16 e 18 anni) e alla gestione logistica delle fiale.

Il prezzo del vaccino Moderna è di circa €14,00 ed entro fine Marzo è previsto il raggiungimento di quota un milione di dosi ricevute in Italia.

Vaccino di Oxford-Astrazeneca

Ciò che differenzia in maniera sostanziale questo vaccino dai due descritti in precedenza è la formulazione, in quanto basata su un adenovirus di scimpanzé (ChAdOx1) modificato per indurre il corpo umano a produrre la proteina spike del coronavirus e per evitarne la replicazione.

Vengono effettuate due iniezioni a distanza di 10 settimane in quanto sono stati riscontrati risultati migliori allungando l’intervallo di tempo tra le due dosi: con la seconda dose somministrata dopo 4 settimane si aveva un’efficacia variabile tra il 60% e il 70%, mentre con un intervallo di tempo più che raddoppiato si è arrivati ad avere l’82% di efficacia. La protezione raggiunge il picco due settimane dopo la seconda iniezione.

Anche per quanto riguarda la conservazione ci sono differenze sostanziali: le fiale possono essere conservate fino a 6 mesi tra i 2°C e gli 8°C, e fino a 6 ore a temperatura ambiente entro i 30°C. Ogni fiala contiene 5 millilitri di soluzione da cui vengono estratte 10 dosi che non devono essere diluite.

In relazione alla fascia d’età, inizialmente il limite era stato fissato ai 55 anni e successivamente innalzato dall’Aifa a 65 anni per le persone in buona salute. Secondo l’OMS non ci sono limiti di età, ma avendo poche evidenze scientifiche si è deciso di somministrare ai più anziani i vaccini Pfizer e Moderna.

La differenza principale è il costo di ciascuna dose che dovrebbe essere intorno a €1,80, quindi sostanzialmente più economica rispetto ai vaccini visti in precedenza. Secondo il Piano vaccinale questa formulazione è destinata da subito al personale scolastico, forze dell’ordine e altri operatori di servizi essenziali non sanitari. Nella fase successiva, ossia la somministrazione alla popolazione, questo vaccino sarà utilizzato parallelamente agli altri già disponibili e a quelli che arriveranno prossimamente.

Le informazioni sulla durata non sono ancora precise, mentre le reazioni sono quelle descritte per gli altri vaccini con rarissime reazioni gravi.

Per le caratteristiche della sua formulazione, questo vaccino è difficilmente adattabile alle nuove varianti emerse, anche se pare comunque efficace sulla variante inglese.

In uno studio pubblicato il 6 gennaio dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, i ricercatori confermano comunque che un rischio di anafilassi – una grave reazione allergica potenzialmente mortale – è estremamente basso, e sulla base dei dati raccolti si manifesta mediamente in una persona su 90.000.